La paura è entrata nella mia vita dal momento in cui le mie orecchie hanno sentito pronunciare la parola “tumore”.
In quel preciso istante è entrata dentro di me, mi si è appiccicata addosso, ne ho sentito la puzza, ha impregnato i miei vestiti, il mio corpo e soprattutto la mia testa.
Lungo il percorso oncologico, ci sono stati due momenti in cui ho avuto una paura fottuta :
- Il periodo di stallo tra la scoperta della diagnosi e il momento di inizio cure. Sai già cosa ti aspetterà, non vedi l’ora di iniziare a curarti ma devi aspettare i tempi di attesa previsti;
- Il momento in cui ho terminato le terapie e mi hanno prenotato la prima visita di follow up.
All’inizio pensavo che parlando e condividendo le mie paure con le persone a me più care, mi sarei alleggerita e liberata di lei. Invece con il tempo ho capito che non ero solo io ad aver paura ma che anche le persone che mi volevano bene e che inizialmente si erano dimostrate forti, provavano paura, forse più di me.
Ho fatto fatica ad accettare la paura ma soprattutto ho fatto fatica a liberarmi di lei. Ancora oggi fa parte di me.
Il tempo passato e il percorso dallo psicologo hanno aiutato. Ho imparato ad accettare la paura, a non dimenticare, a non vergognarmi, ad accettare ciò che mi è accaduto e ad avere gli strumenti per attraversare la paura quando ripiomba nella mia vita.
Oggi ho ancora paura, ho paura ogni volta che ho un dolore strano, ogni volta che ho la visita di follow up, ogni volta che penso al futuro e ogni volta che sento qualche brutta notizia.
La differenza con due anni fa è che oggi quando ho paura mi fermo, respiro profondamente e penso a un momento in cui sono stata felice e mi riporto lì con la mente.
Mi faccio accarezzare da quelle sensazioni positive e riparto.